vedi anche
titolo originale:
Hometown | Mutonia
cast:
Andy, Aran, Debi, Elsalita, Florian, Freddy, Gabi, Garlix, Giuseppe, Hal, Kenny Diezel, KK, Josie, Lyle (Doghead), Lupan, Massimo, Mikey, Molly, Nina, Ninawa, Pamela Fussi, Quentin Pipestem, Rob, Ruth (Wolly Wormhead), Shona, Silvia (Rat's Rivets), Strapper, Su_e_side, Tommy Maltoni, Tom, Mutoid Waste Company, The Rock'n'roll Kamikazes, Wrekon
fotografia:
montaggio:
musica:
Francesco Fuzz Brasini, Loren Connors, Kenny Diezel, Andy Macfarlane, Music For No Movies, Stefano Pilia, The Rock'n'Roll Kamikazes
produzione:
ZimmerFrei, Santarcangelo dei Teatri, in collaborazione con Emilia-Romagna Film Commission
paese:
Italia
anno:
2013
durata:
70'
formato:
HD - colore
status:
Pronto (14/10/2013)
premi e festival:
Film documentario sul campo fondato dalla Mutoid Waste Company a Santarcangelo nel 1990, realizzato con la partecipazione dei suoi abitanti.
“Mutonia” è una singolarità in termini di comunità, modo di abitare, rapporto con il territorio, storia culturale e sperimentazione produttiva. Il film di ZimmerFrei attraversa il campo e vi si installa, ne fa emergere le complessità, l’originalità, la fragilità, la storia comune e i caratteri individuali. Il Campo è una città dentro la città, un villaggio dentro il villaggio, una città temporanea in corso di trasformazione, in relazione a un contesto urbano, rurale, sociale e vitale più grande.
Note di regia
Camion-roulotte, case-officina, sculture di
rottami, cucine all’aperto, case dei giochi, docce solari, pire di
fuoco, animali meccanici e barbecue al lanciafiamme. Il campo
dei Mutoid è un esperimento abitativo e di vita, una comunità
instabile che combina immaginario post-industriale, pratiche
del riciclo, autogestione e ridefinizione del rapporto tra
l’abitare, il consumo del territorio e la salvaguardia dell’habitat
biologico e storico in una ex-cava sul fiume Marecchia. Il film
è stato girato in un momento molto delicato: un’ordinanza del
Comune intima agli abitanti di smantellare l’accampamento
e restituirlo allo stato di 23 anni prima. Vivere in strutture
temporanee e mobili sembra essere diventata un’altra delle
nostre libertà da difendere, anche quando la precarietà è una
scelta e non una sciagura.