titolo originale:
Roma Termini
regia di:
cast:
Antonio Allegra, Gianluca Masala, Stefano Pili, Angelo Scarpa Hendrix, Costantino, Mery
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
Eliott Maintigneux
musica:
Zeno Gabaglio, Sig
produttore:
Bartolomeo Pampaloni, Edmée Millot, Andrea Ricciardi
paese:
Italia/Francia
anno:
2014
durata:
77'
formato:
colore
status:
Pronto (29/09/2014)
premi e festival:
Roma Termini, stazione centrale di Roma, principale stazione d’Italia, seconda d’Europa. 480.000 passeggeri in transito ogni giorno. Tra tutta questa gente, nascosto in mezzo alla folla, vive un gruppo di uomini e donne per i quali la stazione non è un punto di passaggio, ma un luogo di vita dove cercare da mangiare, ripararsi, chiedere l’elemosina, barattare, nascondersi o dormire, quando si può. La stazione si rivela allora come un’immensa anonima abitazione che ospita queste persone e le aiuta a trovare un modo per sopravvivere senza niente. Quattro uomini, quattro storie di persone alla deriva, che si svelano poco a poco sullo sfondo impersonale della stazione.
NOTE DI REGIA:
Come tanti giovani registi mi sono
ritrovato da solo, a casa, a cercare finanziamenti
per realizzare i film che avevo scritto. Dopo mesi
d’inutili tentativi, ho capito che, se davvero volevo
fare un film, dovevo farlo da solo. Volevo un film
nuovo, sincero, diretto, nato dalla strada e dalla
verità di vite vissute fino in fondo, di emozioni colte
sul nascere. Un film senza retorica, senza ipocrisia,
un film senza distanza di sicurezza, ma crudo e
vero, come la vita per la strada. Così ho preso la
mia telecamera e sono uscito per le vie della città,
ad ascoltare le centinaia di persone che incrociamo
quotidianamente. Gli invisibili, coloro che vediamo
passare e che presto dimentichiamo, i solitari nel
caos della metropoli. Nessuna troupe e nessuna
sceneggiatura, per lasciare che fossero loro stessi a
dirigere lo sguardo, a portarlo con naturalezza sul
loro quotidiano, senza i sensazionalismi o i facili
pietismi della retorica mediatica. Questo è stato il
mio modo di restare umano. Tentare di mostrare
queste persone per quello che sono e non per quello
che rappresentano.