titolo originale:
L'ordine delle cose
titolo internazionale:
The Order of Things
regia di:
cast:
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
scenografia:
costumi:
produttore:
produzione:
Jolefilm, Mact Productions, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura, Sophie Dulac Productions, in associazione con Cofinova 14, con il sostegno di CNC, Regione Lazio, Regione Veneto, Regione Sicilia, con il sostegno di Sicilia Film Commission, Fondazione Veneto Film Commission
distribuzione:
vendite estere:
paese:
Italia/Francia
anno:
2017
durata:
112'
formato:
colore
uscito il:
07/09/2017
premi e festival:
Corrado è un alto funzionario del Ministero degli Interni italiano specializzato in missioni internazionali contro l’immigrazione irregolare. Il Governo italiano lo sceglie per affrontare una delle spine nel fianco delle frontiere europee: i viaggi illegali dalla Libia verso l’Italia. La missione di Corrado è molto complessa, la Libia post- Gheddafi è attraversata da profonde tensioni interne e mettere insieme la realtà libica con gli interessi italiani ed europei sembra impossibile. Corrado, insieme a colleghi italiani e francesi, si muove tra stanze del potere, porti e centri di detenzione per migranti. La sua tensione è alta, ma lo diventa ancor di più quando infrange una delle principali regole di autodifesa di chi lavora al contrasto dell’immigrazione, mai conoscere nessun migrante, considerarli solo numeri. Corrado, invece, incontra Swada, una donna somala che sta cercando di scappare dalla detenzione libica e di attraversare il mare per raggiungere il marito in Europa. Come tenere insieme la legge di Stato e l’istinto umano di aiutare qualcuno in difficoltà? Corrado prova a cercare una risposta nella sua vita privata, ma la sua crisi diventa sempre più intensa e si insinua pericolosa nell’ordine delle cose.
NOTE DI REGIA:
Quando tre anni fa ho iniziato a lavorare a questo film non sapevo che le vicende tra Italia e Libia sarebbero
andate proprio come le abbiamo raccontate, ma purtroppo lo immaginavo. Per molti mesi ho incontrato insieme
a Marco Pettenello alcuni “veri Corrado” e parlando con loro ho intuito che l’Italia si apprestava ad avviare
respingimenti di migranti nei centri di detenzione libica. Nessuno lo diceva pubblicamente, ma ora che il film
esce è tutto alla luce del sole. Mi auguro che il film aiuti a riflettere su cosa stiamo vivendo in questi giorni e sulle
lunghe conseguenze che vivremo ancora per anni.
Infatti credo che quella di Corrado sia la condizione di molti di noi in quest'epoca che sembra aver
metabolizzato l’ingiustizia. La tensione tra Europa e immigrazione sta mettendo in discussione l'identità stessa
dell'Europa. Corrado e la sua storia raccontano questa crisi di identità. Ho cercato in lui, nel suo ordine e nella
sua tensione emotiva, quelle della nostra civiltà e del nostro tempo. Sappiamo bene quanto stiamo abdicando ai
nostri principi negando diritti e libertà a essere umani fuori dal nostro spazio, ma proviamo a non dircelo o
addirittura a esserne fieri. È questa crisi che mi ha guidato eticamente ed esteticamente nel raccontare il mondo
di Corrado, un mondo tanto rassicurante quanto inquietante.