titolo originale:
SonderKommando
regia di:
cast:
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
scenografia:
costumi:
musica:
Angelo Vitaliano
produzione:
Produzione Straordinaria, con il contributo del Ministero della Cultura
paese:
Italia
anno:
2015
durata:
18'
formato:
35mm/DCP - colore
status:
Pronto (04/02/2015)
premi e festival:
Un treno, un viaggio, una meta che attende inesorabile.
Due sconosciuti incrociano i loro sguardi: si cercano, si avvicinano fra la folla di un vagone che sembra un carro bestiame.
Freddo, sofferenza, addii per sempre.
Giunti alla meta la situazione separa i loro destini: il più robusto viene scelto, designato per diventare bracciante della morte in un lager nazista, un Sonderkommando.
NOTE DI REGIA:
Primo Levi avvertiva: “se è successo, potrebbe ancora succedere”. La Storia, come diceva già Vico, si ripete, e non perché si ripeta uguale negli atti, ma perché la natura dell’uomo è sempre la stessa. La natura dell’odio e della volontà di “eliminazione dell’altro” perché diverso da sé, non ci ha mai abbandonato ed è questa ragione che ci spinge oggi, nel 2013, a raccontare una storia d’amore così diversa eppure così tristemente uguale.
Un frammento lirico, un affresco che ritrae la nascita di un amore tra due uomini, due deportati in un campo di concentramento. Il viaggio, il treno, un canto da Mahler, il suono stridulo di un’armonica rompe il silenzio dei vivi. Emanuele nota Leone, lo guarda da lontano, si fa spazio tra la folla del vagone, vuole avvicinarsi attratto dal sentimento che Leone esprime attraverso le note di quello strumento trovato in tasca ad un morto ritto accanto a lui. Fasci di luce in movimento, bagliori che dall’esterno svelano l’insufficienza dei deportati ammassati in un carro bestiame. Un quadro espressionista che urla il suo messaggio, ma il grido è muto, tutto è paralizzato, nessuno parla, si risparmia il fiato, l’individualismo cresce, la potenza degli sguardi tra i due, l’unica forma di vita. Due profili in silhouette, due volti vicini, è l’amore che sboccia dove gli pare, come un fiore dal letame. Nel buio, le labbra di Leone sono ad un soffio da quelle di Emanuele, dalle grate del vagone filtra una luce che ha il sapore di un arrivo; le due silhouette si perdono nella sovraesposizione del portellone che si apre.
Caos, grida, cani che abbaiano, un inferno. Dall’alto tante teste che si dirigono fuori dal vagone.
I due destini si dividono, perdiamo Emanuele, inizia l’incubo per Leone. Un corridoio buio, grida sofferenza, smistamenti, condanne. Leone spia, conosce la mostruosità del Lager. Ma lui è diverso, il suo destino è più crudo: vittima e carnefice in egual misura, o doppiamente vittima. Ed eccolo entrare nella “zona grigia”, quella dei corvi del crematorio. E’ stato selezionato per far parte della squadra speciale dei Sonderkomamndo. Condurre i fratelli alle finte docce, rimuoverne i cadaveri a braccia dopo pochi minuti e caricarli sui carrelli da infilare nei crematori, questa la routine.
Immagini eidetiche, poche pennellate, poca luce ad illuminare gli ambienti angusti del Lager. Più che una ricostruzione, un’interpretazione e una configurazione degli spazi secondo una sensazione personale, di chi ha visto, ma non vissuto. Non si vedono corpi, tutto è riflesso negli occhi increduli di Leone. La camera gas è un ambiente oscuro, dove il non-visto evoca ciò che è presente. Lo spogliatoio, rigoroso, geometrico nell’architettura, è sporcato dal gorgo delle file di chi vive per l’ultima volta.
Nel caos generale Emanuele e Leone si scontrano di spalle, si girano … i loro due profili sono vicini come lo erano in treno, in quel bacio rimasto sospeso. Il tempo si ferma (gioia, desiderio, terrore). Un lungo momento di sospensione tra i due, gli occhi negli occhi. E invece tutto è negato da tutto. I due amanti vengono allontanati e divisi dalla folla. Il Sonder deve continuare il suo compito infame ed Emanuele deve procedere verso la camera a gas. La vista ci viene oscurata.
Ma lo sterminio continua … a tutt’oggi.