L'ultima voce. Guido Notari

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L'ultima voce. Guido Notari

L'ultima voce. Guido Notari

titolo originale:

L'ultima voce. Guido Notari

sceneggiatura:

fotografia:

Paolo Malizia

produzione:

vendite estere:

paese:

Italia

anno:

2015

durata:

65'

formato:

colore

status:

Pronto (10/06/2015)

premi e festival:

L’ultima voce racconta la storia, inedita, di un protagonista dello spettacolo italiano. Un personaggio che per oltre vent’anni ha avuto milioni di spettatori, e a tratti è stato il più ascoltato del suo tempo.
Un protagonista irripetibile, il cui nome è oggi quasi del tutto ignorato.
La sua storia, alternanza di fama e oblio, per le sue curiose simmetrie ricorda quelle ‘vite immaginarie’ amate da Borges. Ma è vera.
Il suo nome era Guido Notari.
Nonostante il suo nome oggi dica poco a pochissimi, per milioni di italiani Guido Notari è stato la voce. Dal 1931, anno del suo debutto nel Giornale Radio dell’EIAR, al 1957, anno della sua morte, Guido Notari è entrato quasi quotidianamente nelle case, nelle piazze, nei cinema, nelle orecchie degli italiani. Lo ha fatto con ore e ore di trasmissioni Radio, con decine di documentari e cinegiornali Luce, con centinaia di Settimane Incom, come attore e doppiatore di tanti film. Lo ha fatto con quello strumento unico e insondabile – come il destino di un uomo – che era la sua voce: neutra, marziale e insieme suadente, adattabile come nessuna a tutte le circostanze. Lo ha fatto leggendo e comunicando di tutto a tutti: dagli eventi storici alle cronache, politica e sport, cultura e costume. Dalle dichiarazioni di guerra alle canzonette. Per oltre venticinque anni è stato una presenza familiare, e per certi versi intima, a ogni spettatore. Per poi dissolversi nel tempo.
Ma un paradosso più straordinario ancora, fa della sua vita uno spettacolo simbolico. Notari è stato la voce del fascismo. Le sirene della propaganda, delle adunate, dei trionfi, arrivavano con le sue parole. La voce che associamo ai filmati dell’Istituto Luce – con quel misto di derisione e insieme inquietudine – è quasi sempre la sua. Nel 1942 nel film Bengasi gli capitò di interpretare un gerarca impegnato in un discorso da un balcone. Nel ’77 Ettore Scola lo immortalò facendone il terzo personaggio di Una giornata particolare, riprendendo il sonoro continuo della radio che accompagna per tutto il film Mastroianni e la Loren. Sono fatti non casuali di quest’uomo garbato ed elegante, che impersonò a perfezione il verbo mussoliniano.
E Notari fu la voce della Nuova Italia. Dopo la guerra, la fine della dittatura, con l’avventura della Repubblica democratica, gli spettatori tornarono al cinema a vedere nei Cinegiornali le immagini della ricostruzione, i nuovi progressi, gli sforzi e i vezzi del Paese rinnovato. La colonna sonora erano ancora i testi letti dalla voce di Guido Notari: nella Settimana Incom, dalla puntata numero 1 del 1946, alla 1500 del 1957. La puntata 1501 conterrà l’epitaffio di Guido.
Come la voce del regime abbia potuto essere la voce dell’Italia liberata, senza che nessuno avesse da ridirne, è uno dei misteri che indaga questo film. Che con la guida di Giorgio Zanchini, voce popolare della radio pubblica, testimonianze, una letterale valigia di memorie e le straordinarie immagini dell’Archivio luce, ridà corpo a un fantasma dello spettacolo italiano.
Un’indagine appassionata che restituisce un volto – e una filmografia, e dei ricordi – a quello che è un protagonista occultato del cinema italiano. E ci restituisce il fascino di luoghi del nostro cinema – come la Cinecittà o il vecchio Luce degli anni ’40 e ’50 – venati di nostalgia e della malizia di un sogno non ancora finito.

NOTE DI REGIA:
Una voce senza corpo, che tutti ascoltano alla radio ma poi inesorabilmente si perde nell’etere: la sua rappresentazione per immagini ha costituito per noi una sfida avvincente.
Una voce celebre, ma sempre impersonale e anonima, anche per favorire l’identificazione con l’autorità e l’ufficialità.
Un personaggio scomparso dalle cronache, su cui nessuno degli interrogati sapeva dare notizie precise: Poche note a più di pagina in qualche libro, e nulla più. La sua discendenza diretta si è estinta: l’unico figlio Brunello muore giovane in un incidente stradale in piena notte, ai Castelli Romani, come il Toby Dammit di Fellini.
Il documentario si è tramutato in una ricerca indiziaria, svolta all’Università - il luogo primario di lavoro del regista - dove l’avvento del sonoro è un tema di studio. Finalmente rintracciato, il nipote Giancarlo Notari ci ha dato indicazioni decisive e ci ha consegnato una valigia piena di oggetti, fotografie private e foto di scena, articoli di giornale, lettere. Per questo abbiamo scelto di iniziare con l’incontro milanese con i discendenti di Guido e l’apertura della valigia.
Guido Zanchini, una voce nota della radio di oggi, ha costituito l’alter ego vivente di Notari; non solo una voce narrante, ma un testimone, una presenza in carne ed ossa che a Guido ha avuto solo quando il cinema si è interessato a lui.
I luoghi di Notari hanno avuto uno strano destino: in parte sono ancora oggi le sedi dei media (la Rai), in parte (la prima sede dell’Istituto Luce, quella della Incom) sono distrutti, negati, in rovina. Una rimozione sui cui abbiamo voluto far luce, perché capitoli essenziali della nostra storia non andassero perduti. Ma non ci sfugge che la rovina di quei luoghi coincide con la fine di un modo di narrare e di una voce unica, quella di Guido Notari, travolta dall’avvento della televisione e della pubblicità. Di qui il nostro titolo: “L’ultima voce”.