titolo originale:
Helena
regia di:
cast:
Sandra Ceccarelli, Maximilian Dirr, Lucia Batassa, Lorenzo Lanza
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
scenografia:
Lorenzo Trucco
costumi:
Sara Pasini
produttore:
Alberto De Angelis
produzione:
paese:
Italia
anno:
2015
durata:
17'
formato:
colore
status:
Pronto (19/03/2015)
premi e festival:
E’ successo un sacco di volte, nella storia dell’uomo. Infinite volte qualcuno ha pensato di avere concepito un’idea che potesse riordinare l’universo. Troppe volte il prezzo di quella convinzione è stato l’eliminazione del dissenso.
Helena quell’illusione l’ha vissuta, ed oggi, a più di cinquant’anni di distanza, nella sua casa asettica e ordinata, nella quale risuonano le note delle Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach, non può fare altro che ricordare quando lei e milioni di altri giovani come lei hanno affidato la loro vita all’illusione che il pensiero razionale tedesco e la sua tagliente determinazione a dominare il mondo avrebbero trionfato e aperto un’altra era. Le note di quella musica così pensata, ordinata, lucida invadono i locali del suo appartamento mentre lei dipinge, e dipingere è un modo di dare corpo ai ricordi.
Dipinge dettagli di una situazione, sempre la stessa, un flash di tanti anni prima, neve, mani scheletriche di alberi all’orizzonte. Un binario, le divise nere e una destinazione lontana. Dettagli di un attimo che ha tirato le somme di una vita, che l’ha costretta a guardare negli occhi la sua contraddizione. A prendere atto del punto in cui l’ideale di cambiare il mondo diventa il pretesto per una bestiale eliminazione dei diversi.
Cinquant’anni fa, Helena era ausiliaria nell’esercito del Fuhrer. Il suo incarico, assieme ad altri soldati, era seguire un “trasferimento” in treno di “dissidenti” verso un campo di prigionia. Solo che, nel vagone che le era stato affidato, i dissidenti erano bambini.
Era andata che il convoglio era stato attaccato, e lei si era svegliata di colpo in un vagone ribaltato, e con un manipolo di cuccioli in lacrime. Intorno, nessun commilitone vivo. Lontano, infuriava la battaglia. Ma la certezza della propria missione, la convinzione di far parte di un grande progetto, nato dal pensiero tedesco che ha le radici anche nella musica di Bach, l’aveva sostenuta. Lei aveva una missione e l’avrebbe portata a termine. Senza esitare, aveva messo in fila i bambini e si era avviata a piedi, per le campagne sommerse di neve, verso il campo di prigionia.
In quel breve viaggio verso il campo di concentramento, perché è lì che erano diretti, Helena aveva accudito i bambini, aveva rubato il latte in una fattoria abbandonata per farli mangiare, aveva acceso il fuoco per scaldarli la notte e li aveva tranquillizzati per le loro paure.
Aveva, sotto le sagome prive di senso dei “nemici del Fuhrer” scoperto dei cuccioli di essere umano, e, per sua sfortuna, li aveva amati.