I punti di incontro tra i film italiani, così come per le produzioni europee, e le occasioni di mercato, compongono un panorama complesso nelle liturgie annuali dei grandi appuntamenti internazionali dedicati al cinema.
Primi fra tutti Berlino, Cannes e Toronto, che in termini di operatori di mercato hanno i numeri di partecipazione più alti. Si tratta di eventi globali, che coinvolgono l’intero sistema cinema. Per fare un esempio recente: il film dei fratelli Taviani, Cesare deve morire presentato alla Berlinale 2012 è stato venduto in tutto il mondo. E, sorpresa, prima che vincesse l’Orso d’oro. Le quattro volte è stato acquistato da più di sessanta territori, dividendo le vendite tra Cannes e Toronto.
I festival che coinvolgono macro aree, come Karlovy Vary e Busan (Corea), sono diventati negli anni un punto di riferimento per gli operatori di quei paesi, e spesso si avvalgono di vere e proprie strutture di mercato (come Busan, Shanghai e Hong Kong).
I festival nazionali che hanno luogo in territori strategici, come Londra, Copenhagen, Tokyo, favoriscono le trattative con i distributori locali, che proprio grazie alla presentazione dei film nel loro paese sono in grado di percepire immediatamente le reazioni di pubblico e stampa. E’ così che a Londra sono state distribuite le prime opere di Sorrentino. Queste manifestazioni, possono offrire occasioni eccezionali, come il successo straordinario ottenuto dai film italiani quest’anno a Copenhagen. La selezione di undici film, organizzata a Roma da Istituto Luce Cinecittà per il direttore del festival, ha permesso la visione di almeno quaranta titoli. Così oltre ad Habemus Papam e Terraferma, precedentemente scelti e già venduti in Danimarca, sono stati invitati altri otto titoli. La televisione nazionale danese è stata attratta dalle produzioni italiane, al punto di acquistarne sei prima del festival: L’arrivo di Wang, Sette opere di misericordia, Il gioiellino, Corpo Celeste, Ruggine, L’Ultimo terrestre. Il preacquisto ha permesso alla televisione danese di seguire i film italiani durante il festival, e curarne l’ufficio stampa. In poche parole promuovere al meglio i film.
Uno dei fattori incisivi nell’aumentata presenza dei film italiani all’estero sono evidentemente le selezioni in Italia, dove i direttori dei festival hanno la possibilità di vedere praticamente tutte le più recenti produzioni (in accordo con i vari regolamenti).
Altre occasioni di mercato per il cinema, ma soprattutto per l’audiovisivo in generale, sono i due appuntamenti televisivi di Cannes, MIPCOM e MIPTV e l’American Film Market.
E’ in questo puzzle che si inseriscono le iniziative curate da Istituto Luce Cinecittà per promuovere il cinema italiano all’estero. Come Open Roads, al Lincoln Center di New York o il Festival del Cinema Italiano di Tokyo, curato insieme all’Asahi Shimbun, entrambi alla dodicesima edizione.
E malgrado queste iniziative siano momenti dedicati alla promozione, alla diffusione di autori ed artisti, alla conoscenza del cinema italiano contemporaneo, si possono comunque ottenere grandi risultati di mercato. Come a Tokyo ad aprile, dove sono 3 i film che hanno trovato distributori giapponesi: Scialla, Terraferma ed Il Gioiellino, insieme ad altri due, EX e EX 2 amici come prima, presentati alla scorsa edizione (per evidenti motivi l’importazione di molti prodotti in Giappone è stata ferma nel 2011).
In questa breve nota non sono stati citati la Mostra del Cinema di Venezia ed il Festival di Roma perché per i film italiani, così come per i titoli francesi di Cannes, i meccanismi di internazionalizzazione seguono percorsi diversi.