Rosa (opera prima)

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Rosa

Rosa

titolo originale:

Rosa

titolo internazionale:

Neverìn

regia di:

fotografia:

scenografia:

costumi:

Tanja Birmanjer

musica:

David Logan

produzione:

paese:

Italia/Slovenia

anno:

2019

durata:

80'

formato:

colore

uscito il:

18/09/2019

premi e festival:

  • NICE New italian Cinema Events Festival - Russia 2021
  • BIF&ST – Bari International Film Festival 2019: Panorama internazionale
  • Festival du Film Italien de Villerupt 2019: Compétition
  • Shanghai International Film Festival 2019: Competition
  • 3K Villach 2019: in Competizione Miglior Film
  • Laceno d’Oro 2019: in Competizione
  • FCP - Festival del Cinema Porretta Terme 2019: in Competizione
  • FSF - Festival del Cinema Sloveno 2019: in Competizione - Premio Miglior Sceneggiatura
  • California Women’s Film Festival 2020: Best Feature Film, Best Actor (Boris Cavazza), Best Foreign Film
  • David di Donatello 2020: Nomination per miglior attrice protagonista (Lunetta Savino)
  • Nastri d’Argento 2020: Nomination per miglior attrice protagonista (Lunetta Savino)
  • Premio Flaiano 2020: Miglior attrice protagonista (Lunetta Savino)
  • Gallio Film Festival 2021: Premio Ermanno Olmi per il miglior film, Premio del pubblico, Premio Miglior attrice protagonista (Lunetta Savino)

Rosa ha sessant’anni ed è sposata con Igor da quaranta. Lei pugliese, lui sloveno: un matrimonio che è sopravvissuto a molte tempeste ma che, ormai, sembra essersi congelato. Il dolore per la scomparsa della figlia più giovane, Maja, ha alzato un muro invalicabile tra i due che vivono percorrendo ciascuno il proprio cammino di solitudine.
Ma la vita sorprende, e lo fa nei modi più inaspettati.
Igor decide di rimettere in mare la barca di Maja, affrontando la perdita di sua figlia: un confronto con se stesso che gli permette di rifare spazio, a poco a poco, all’amore per sua moglie.
Rosa, guidata anche lei dal passato della figlia, penetra in un mondo lontano fatto di leggerezza e desiderio che le permetterà di prendere contatto con parti di sé dimenticate, o forse mai conosciute.
Rosa è la storia di una donna che, come spesso le donne sanno fare, riesce a trovare una nuova miracolosa forza per prendersi cura dell’esistenza sua e di chi ama.
Rosa è la storia di un uomo che, come spesso gli uomini sanno fare, riesce a trovare il coraggio di fare spazio ai sentimenti più semplici, più profondi. In Rosa si racconta il confine e il suo superamento: il confine tra le terre, tra le persone, tra le generazioni, tra mente e corpo, ragione e sentimento, uomo e donna.

NOTE DI REGIA:
“Gli amanti che passano tutta la vita insieme non sanno dire che cosa vogliono l’uno all’altro. E’ allora, è evidente, che l’anima di ciascuno vuole altra cosa che non è capace di dire, e perciò la esprime con vaghi presagi, come divinando da un fondo enigmatico e buio” (Platone)
…e tutto può succedere, anche a più di sessant’anni. E’ un’età in cui spesso non si parla più d’amore, non lo si affronta, lo si guarda da lontano, con un velo di malinconia. Perché non viverlo invece fino in fondo?
Da qui nasce l’idea per la storia del film, che vuole essere un viaggio divertente attraverso le ragioni dell’amore senza carta geografica, là dove i confini tra il vissuto e il presente sono talmente labili da confondersi completamente.
E’ un viaggio nella storia di una coppia di sessantenni, che vivono insieme da una vita. La morte del figlio li ha portati su strade diverse, che sembrano non incrociarsi più.
La chiave romantica è nel voler raccontare una storia d’amore lunga quarant’anni, con i suoi aspetti oscuri, segreti e profondi. Divertente è la volontà di sdrammatizzare le difficoltà e renderle leggere attraverso i gesti spesso grotteschi dei due protagonisti: la coscienza e l’incoscienza delle loro azioni, goffe e giocose, a volte paradossali. Sono anni che vanno avanti così, ma qualcosa sta per succedere…
Odio e amore continuamente invadono le loro giornate, così come luoghi e lingue parlate oltrepassano un confine. Lei è italiana, lui è sloveno. In famiglia si è deciso di parlare in italiano, però, quando le emozioni sono forti, in Boris riaffiora la sua lingua madre. Vivono a Barcola, un quartiere di Trieste. I loro amici sono italiani e sloveni, e nei vicoli più intimi di Barcola, un tempo un paese, si può respirare ancora il passato: i fantasmi si vanno dissolvendo, le due culture s'intrecciano, sconfinano, appunto.
Lo stesso vale per i confini politici che la loro generazione può ancora raccontare. Rosa era filosovietica, Boris filojugoslavo: i busti di Tito e Stalin contrapposti in camera da letto sono ormai due amici abitudinari della coppia. Ognuno al suo posto, come Rosa e Boris che non dormono neanche più insieme in quella stanza, ma che continuano a darlo a credere alla figlia Nadia e al resto del mondo. E’ una recita, tutti lo sanno, è più semplice chiudersi che affrontare il dolore.
La scelta di ambientare la storia prevalentemente nella loro casa dichiara l'intenzione di entrare a fondo nelle loro vite, divise da muri apparentemente invalicabili. Quando lei è in soggiorno, lui è in cucina, persino nel frigorifero gli spazi sono divisi. Quando però la famiglia si riunisce, le persiane vengono aperte per far entrare luce, la camera da letto torna ad essere una, nel frigo regna il disordine e Tito ritrova il suo posto sul comodino per guardare Stalin negli occhi. Per poi tornare come prima, quando tutti se ne vanno, con le persiane che si richiudono, i colori che svaniscono e un grigiore diffuso tra le mura di casa.
I sex toys offrono l'occasione di raccontare la storia da una prospettiva diversa, più giocosa, divertente. L'intenzione non è quella di essere visivamente espliciti o provocatori: l'incontro di una donna con se stessa può prevedere percorsi diversi, ma non può mai rinunciare alla conoscenza della propria anima e del proprio corpo. Così dopo l’esplorazione di una parte di sé, fino a quel momento ignorata, Rosa troverà un nuovo modo per aprirsi alla vita e al suo amore per Boris, sentimento mai sopito, se pure fortemente provato dal lutto.
Il linguaggio narrativo trae ispirazione da quella commedia romantica che, con tono leggero e senza cadute estreme, racconta cose profonde e trova nel dramma il lato positivo.
Il timbro fotografico che disegnerà il film è un gioco di contrasti. Gli ampi spazi di Trieste e del suo entroterra riempiono gli esterni di colori e sfumature, secondo il passare del tempo. Gli interni della casa di Rosa e Boris sono invece definiti, precisi, chiusi e avvolti in una strana semioscurità, sorda a qualsiasi minimo movimento.
Nell’immobilità della vita di Rosa e Boris, all’interno della casa, la macchina da presa si muove come se cercasse nell’intimo dei personaggi qualche loro piccola reazione, sbavatura, cambiamento. All’esterno invece osserva quasi immobile la vita che allegra, inseguendo i ritmi e i colori dell’andare del tempo, va avanti.