Éphémère - La bellezza inevitabile

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Éphémère - La bellezza inevitabile

Éphémère - La bellezza inevitabile

titolo originale:

Éphémère - La bellezza inevitabile

titolo internazionale:

Éphémère - The Inevitable Beauty

cast:

Maya Sala, Aura Marcelli, Mario Zucca, Franco Maria Ricci, Bernardo Bertolucci, Vittorio Sgarbi, María Kodama Borges, Guy Cogeval, Inge Feltrinelli, Ulrico Hoepli, Benedikt Taschen, Tullio Pericoli, Pier Carlo Bontempi, Pia e Roberto Berlucchi, Laura Casalis, Edoardo Pepino

fotografia:

montaggio:

paese:

Italia

anno:

2017

durata:

66'

formato:

colore

status:

Pronto (23/02/2017)

Aristocratico per nascita e per vocazione, Franco Maria Ricci è il creatore e l’editore dei libri d’arte più eleganti e apprezzati del mondo dagli anni Sessanta del secolo scorso. Artista grafico, collezionista appassionato e raffinato esteta, ha avuto il coraggio e l’ambizione di dare nuova vita all’arte della stampa.
Perdendosi tra corridoi e incroci del labirinto più grande del mondo, quell’impressionante dedalo composto da 200mila piante di bambù, che Franco Maria Ricci ha realizzato nel 2015, gli spettatori percorrono simbolicamente e visivamente il sogno della vita di un uomo, che ha saputo sorprendere il mondo con le sua opere e influenzare il gusto di generazioni di bibliofili e amanti del bello. Nel documentario Éphémère - La bellezza inevitabile i ricordi dello stesso protagonista, riportati in prima persona da un punto di vista evocativo e non didascalico, raccontano la storia di questo intellettuale visionario, un vero genio italiano, capace di dare il proprio contributo, originale e indelebile, nei diversi ambiti della cultura. Attraverso le sue collaborazioni e le profonde amicizie con alcuni dei personaggi più importanti del contesto internazionale, ha saputo unire in maniera inedita arte e letteratura, design e narrativa.
Le parole di Franco Maria Ricci si alternano alle interviste ad alcuni di questi personaggi che hanno condiviso con lui parte del cammino personale e professionale – tra i quali il regista Bernardo Bertolucci, lo storico dell’arte Vittorio Sgarbi, gli editori Feltrinelli, Hoepli e Taschen e il direttore del Musée d’Orsay Guy Cogeval – e che presentano il protagonista come un sensibile estimatore e conoscitore della bellezza in tutte le sue forme, un uomo delle grandi scommesse, un cercatore, un sognatore tenace, un visionario ambizioso, un intellettuale raffinato, ma anche, semplicemente, un caro amico. Il senso del documentario, come pure della storia personale di Franco Maria Ricci, si sviluppa in un movimento segnato da ossimori, dicotomie e opposti: Parma e il Jet-set internazionale; l’eleganza classica del segno e la sua collezione d’arte, eclettica e aperta all’irrazionale; il fantastico e la ragione illuminista; l’artigianato, prezioso e popolare, e l’arte, aristocratica ed elitaria. Questi contrasti, mai presentati in forma totalmente esplicita, sono individuati non già come elementi superati da una sintesi, ma come segno e cifra della personalità complessa e poliedrica del protagonista, raccontata nei diversi “capitoli” che compongono il documentario: la riscoperta del “Bodoni”, la grande amicizia con “Borges”, le incredibili intuizioni de “La grafica”, l’originale cifra stilistica de “Il nero e l’oro”, la più bella rivista del mondo con “FMR”, l’eclettica apertura al bello de “Il collezionista “e, infine, di nuovo, la carica simbolica de “Il labirinto”.
E proprio questo dedalo, sogno borgesiano, metafora di tutta una vita e fil rouge visivo del documentario, è l’ultima opera monumentale che Ricci ha realizzato tra il 2004 e il 2015 nella sua Fontanellato, quando, come Greta Garbo, ha lasciato le scene all’apice della fama, e, come il principe di Ligne, si è dedicato alla cura di un giardino senza uguali.