Londra, estate del 1981. Margaret Thatcher ha iniziato da poco un’infaticabile, meticolosa e trionfale crociata contro le classi lavoratrici e tutto ciò che lei e la borghesia britannica percepiscono come deviante e non allineato. I cosidetti “riots” si accendono a Brixton in uno scenario di chiara marginalizzazione e in un clima di razzismo montante. Lo strumento di questa guerra non dichiarata è un pacchetto di leggi che va sotto il nome di “Sus Laws” che consente alla Polizia di perquisire, fermare e punire con arresto fino a tre mesi qualunque cittadino anche solo sulla base dell’abbigliamento non conforme e del semplice sospetto che ci si stia preparando a commettere un reato.
Da subito le Sus Laws furono un’arma di repressione e controllo sociale nei confronti delle minoranze etniche e di quello che veniva chiamato all’epoca “proletariato urbano giovanile” che seguiva le mode legate alla musica in grande fermento proprio in quegli anni.
I sobborghi di Londra sono infiammati da rivolte e scontri con la Polizia. A fronteggiarsi ci sono da una parte le forze dell’ordine e dall’altra i rappresentanti di tutte le marginalità urbane e sociali: punks, skinheads, new wavers, hippies, mods, comunisti, femministe, minatori, operai.