Neve e sangue (opera prima)

titolo originale:

Neve e sangue

sceneggiatura:

Giorgio Cingolani, Costanza Saccarelli

produttore:

produzione:

paese:

Italia

anno:

2022

formato:

colore

status:

Pronto (01/11/2022)

premi e festival:

  • Festival Internazionale del Cinema di Salerno 2022: Premio Speciale della Giuria

In un paese alle pendici dei Monti sibillini a tre anni dal terremoto che ha distrutto gran parte del territorio montano, l’anziano allevatore Giuseppe, ormai ottantenne, vive isolato in una vecchia casa colonica e si appresta, con i suoi animali, ad affrontare l’arrivo di un nuovo inverno in condizioni precarie. Le circostanze avverse, la ricostruzione che tarda a iniziare, la latitanza della politica nel dare risposte agli allevatori rimasti senza stalle e la prospettiva di dover resistere all’ennesimo rigido inverno, obbligano Giuseppe a valutare una scelta dolorosa: dovrebbe scendere a patti con Alfredo Moretti, ricco sindaco e imprenditore del paese, che vorrebbe acquistare la sua proprietà per sviluppare un grande progetto speculativo.
Giuseppe è sul punto di cedere quando il destino lo chiama a confrontarsi con una realtà drammatica di sfruttamento che lo convince a resistere ancora. Perché, anche quando il destino sembra scritto, si può scegliere da che parte stare e cambiare il corso degli eventi.

NOTE DI REGIA:
“Neve e sangue" è un film sulla riscoperta dei valori profondi che legano gli esseri umani tra di loro e che danno un senso alla vita. Ma è anche un film che intende sollecitare lo spettatore a trovare i nessi nascosti che animano l’agire dell’anziano protagonista e che danno significato alle sue azioni in relazione all’ambiente che lo circonda, agli “antichi” valori di cui si fa portatore e testimone. Il film comincia fissandosi sull’uomo e sulle sue azioni quotidiane e poi via via sposta il centro dell’attenzione su tutto ciò che gli sta intorno: emerge così l’importanza dell’ambiente naturale e il vivere in connessione con esso; anche il valore delle tradizioni contadine di una volta assumono un significato simbolico in riferimento alla vita quotidiana del vecchio contadino e alla sua mentalità (e per contrasto alla mentalità del resto degli abitanti del paese) finendo per dare allo spettatore più riferimenti alla volta da cui inquadrare la storia e i personaggi. Ovviamente, in questo spostamento progressivo di ottica dal protagonista all’ambiente circostante, dalla società di oggi alla tradizione del passato, dal mito al rito, si vorrebbe che fosse contenuta anche una scoperta: la scoperta di una pari dignità fra gli esseri umani e il profondo legame che essi sono tenuti ad instaurare tra di loro e con l’ambiente che li circonda. Le Marche, prima che una terra dal fascino particolare, che in molte parti appare “incontaminata” (dove ancora si ricorre a pratiche e tradizioni “ancestrali” come quella della pista del maiale) è il luogo in cui il sapere popolare, la tradizione, porta a vedere oltre l’apparenza superficiale delle cose, a immaginare di continuo la sopravvivenza di qualcosa che transita da un involucro a un altro.