Passione di Giovanni

Passione di Giovanni

Passione di Giovanni

titolo originale:

Passione di Giovanni

fotografia:

Massimo Clemente

montaggio:

scenografia:

Carlo Cantono

costumi:

Marianna Barbaro, Mariella Navale

paese:

Italia

anno:

2009

durata:

114'

formato:

16mm/Digi Beta Pal - colore

uscito il:

24/02/2010

Un film scandito da sette numeri successivi con titolo, in progressione dal n.1, CORREVAMO PER I PRATI (canta la bimba Teresa, è Bang Bang, e la riprenderà Véronique con chitarra), all’ultimo, IL TRAMONTO DELL’OCCIDENTE, passando per PRIMA (“Prima - dice la ragazza nigeriana - non avevo documenti, ora sono a posto li ho ma non ho lavoro e allora che mi serve averli?) e MI SENTIVO RESPONSABILE (dice Aessandra per il giovane nigeriano che le sta di fronte e le parla, lui ha deciso di tornare al suo paese dopo sette anni di lavoro in nero qui, rifiutandosi ora di fare lo spacciatore) e dopo IL RITRATTO OVALE, che pure Godard ha ripreso da Poe a suo tempo (Vivre sa vie), e dopo il 5 che è CHI SEI? ( “Sono brasiliana” risponde la giovane “ e in Brasile ho fatto teatro e pure un film che però poi non è uscito, non c’erano abbastanza soldi, a me piaceva tanto il teatro ma la vita non mi ha permesso di coltivare questa mia passione…”) e il 6 è VERGOGNA, lo grida al megafono tra la folla al Lingotto una donna al sindacalista sul palco “Noi in fabbrica…”. Ad ogni numero, un mazzo di figure e situazioni del presente, tra la vita collettiva e l’individuale, alcune direttamente vere, altre inventate (“documentario” e “finzione” coesistono). Ogni situazione sottintende (e in parte rivela) una condizione di vita, una storia (anche non detta), e disegna nel suo percorso una linea che è parallela ad un’altra (quasi nessuna converge). Brandelli di storie; alcune ritornano e proseguono, altre no. È la manifestazione nazionale dei metalmeccanici al Lingotto di Torino nel maggio 2009, c’è una visita in carcere, un gruppo di teatranti si misura progressivamente col teatro, in crescendo, un giovane cammina solo nella periferia estrema di Roma e non ci sono parole che raccontino e, tra tutti, riappaiono i bimbi nelle loro case, sono come isole nella corrente. Ognuno vive la sua “passione” come un povero Cristo.