La terra e il vento (opera prima)

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La terra e il vento

La terra e il vento

titolo originale:

La terra e il vento

sceneggiatura:

Sebastian Maulucci, Severino Iuliano

fotografia:

montaggio:

Giuseppe Pietro Tornatore

scenografia:

produttore:

produzione:

AR.PA. Film, con il sostegno della Regione Lazio, Fondazione Latina Film Commission

paese:

Italia

anno:

2012

durata:

84'

formato:

colore

uscito il:

02/02/2017

premi e festival:

Leonardo ha 25 anni ed è già un alpinista di alto livello, che ha nel suo palmarés vette di eccezionale importanza nel massiccio himalayano e che è già stato fatto oggetto di attenzione dai media. La sua passione è tale da indurlo a rinunciare agli studi, contro il volere della famiglia. Lui invece sta per partire per una nuova impresa quando giunge una richiesta di aiuto da suo fratellastro Riccardo, che gli chiede aiuto per risolvere una spinosa questione ereditaria dopo la morte del padre. Leonardo acconsente e lo raggiunge in Toscana, dove il fratellastro gli propone di entrare in società con lui per guidare l'azienda agricola di famiglia. La seduzione dei legami, della terra, delle origini - cui si va aggiungere l'infatuazione per Chiara, la sorella di Riccardo incontrata in Toscana - è forte e Leonardo dovrà operare scelte difficili e superare contrasti sempre più forti.

NOTE DI REGIA:
Nell'affrontare il mio primo film, dopo una serie di cortometraggi e documentari in cui avevo alternato uno stile classico ad uno più libero, sperimentale in un certo senso, ho optato per un scelta ben precisa. Innanzitutto ho escluso a priori che, trattandosi di un film sui giovani girato in alta definizione digitale, dovessi girarlo “a spalla” secondo un'estetica realistico-documentaristica o presunta tale, volta a restituire la verità o l'attualità della vicenda. Nulla di tutto questo. Ho preferito, considerandolo l'unico possibile, uno stile classico, lineare, senza essere schematico secondo i dettami televisivi, che richiamasse in qualche modo l'estetica dei film italiani degli anni '60 ma anche quella dei film americani degli anni '70. Anche la scelta cromatica, quindi della fotografia, è andata nella direzione di colori pastello, molto vividi e netti, complice il tono dei colori invernali, evitando la cartolina bucolica della Toscana immersa nel caldo afoso dell'estate.
Ho fatto ampio uso dei carrelli per avvolgere i personaggi e la storia in uno sguardo che fosse insieme partecipe e distaccato, osservativo e narrativo al contempo che è poi il mio rapporto con tutti i personaggi, un misto di affetto e approvazione ma anche di distanza critica, che mi ha permesso di svelare luci e ombre di ognuno oltre che concedermi qualche parodia di certi cliché sociali oggi di moda. In questo, miei grandi complici sono stati gli attori, sempre pronti a riflettere criticamente e a vivere a fondo il proprio personaggio. Anche l'uso della steadycam mi è stato prezioso non tanto per supplire al carrello laddove non fosse possibile montarlo, quanto nel raccontare con immediatezza e fluidità alcune scene, a volte anche per esprimere al meglio violenza o paura come nella scena del litigio tra Riccardo e Simone. Ho evitato invece effetti come ralenti o effetti sonori sintetici per restare in una dimensione naturalistica, quasi da tableux vivants, lavorando su un montaggio classico ma ritmato e su una colonna sonora dal sapore vintage, fatta di suoni acustici e classici (a parte l'inserto rock del prologo e dell'epilogo) che richiamasse una certa tradizione popolare.