Filmstudio Mon Amour

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Filmstudio Mon Amour

titolo originale:

Filmstudio Mon Amour

regia di:

cast:

Bernardo Bertolucci, Jonas Mekas, Nanni Moretti, Vittorio Taviani, Carlo Verdone, Americo Sbardella, Adriano Aprà, Armando Leone

sceneggiatura:

produzione:

Minerva Pictures, Terranera, Bronx Film, International Madcast, Associazione Culturale Filmstudio, con il supporto di Roma Lazio Film Commission

paese:

Italia

anno:

2015

durata:

68'

formato:

HD/DCP - colore

aspect ratio:

16:9

status:

Pronto (29/09/2015)

premi e festival:

“No! Il dibattito no!”, afferma un accalorato Nanni Moretti nel suo Io sono un autarchico. Una provocazione è chiaro, dato che quelle discussioni sono servite e Moretti ne è stato uno dei principali protagonisti. Proiezioni e dibattiti, infatti, erano il cuore pulsante delFilmstudio, storico cineclub romano aperto nel 1967 ed attivo ancora oggi. Certo non può mancare un po’ di nostalgia ripensando a quegli anni in cui si potevano vedere i lavori di un artista d’avanguardia dell’animazione come Norman McLaren, o le opere della Nouvelle Vague francese, dell’espressionismo tedesco, dell’underground americano, il cosiddetto cinema impegnato fatto da maestri e da giovani promesse. Non solo, nel Filmstudio si poteva assistere anche alle prove teatrali del Living Theatre e proprio in quella saletta fumosa e piena di sogni sono passati registi come Bernardo Bertolucci, Jean-Luc Godard, Michelangelo Antonioni, Glauber Rocha, Fernando Solanas, Pier Paolo Pasolini, Eric Rohmer, Robert Kramer, Straub e Huillet, solo per citarne qualcuno. Diviene opportuno, quindi, raccontare una storia tanto illustre e a raccogliere il testimone è Toni D’Angelo – a cui è stato messo a disposizione l’archivio di questo monumento alla cinematografia mondiale da parte del fondatore Americo Sbardella insieme ad Armando Leone e Delia Peres. Il regista si è lasciato andare ad un viaggio assolutamente personale ed introspettivo, in cui ha trattenuto ciò che lo ha maggiormente impressionato coadiuvandolo con interviste agli autori che hanno vissuto il Filmstudio. Ciò che ne esce fuori è una narrazione emozionale di una vita che c’è stata e che non c’è più, o meglio, si è trasformata. Il film si apre sullo sfondo di una Roma alla fine degli anni ’60, quando l’azione si fa arte e le rivendicazioni, i movimenti, le contestazioni, divengono parte integrante dell’espressione creativa. In questo cammino visivo l’autore suggerisce metafore di creazione, si ferma ad osservare personalmente alcuni di quegli stessi artisti che lo hanno segnato. Ogni tassello ritrova il suo posto, la sua collocazione. La poesia, il visionario, il rito e la cosiddetta narrazione limpida cambiano con i mutamenti del clima politico. Il Filmstudio dovrà adeguarsi ma ciò non gli permetterà di poter continuare il proprio lavoro immune dalle esigenze dell’amministrazione pubblica. Questo dovrà reinventarsi per ritrovare le motivazioni, luoghi fisici dove potersi esprimere per ritrovare, dopo quindici anni di lotta, la sede originale. Al centro di questo viaggio ci si scontra, inevitabilmente, con censura, becero nemico da abbattere ma, paradossalnmente, enorme stimolo artistcio per autori ed intellettuali. È proprio in questa situazione, infatti, che molti autori trovano la forza di impegnarsi in progetti innovativi, aprendosi a nuovi modelli di creatività. Insomma la censura da ostacolo può diventare opportunità e questo colpisce particolarmente Toni D’Angelo che mette in evidenza come l’ispirazione e il senso di condivisione siano fonti necessarie per fare cultura. Una lezione che porterà l’autore a compiere, verso la fine del suo visionario cammino, un’interessante riflessioni sui circuiti tradizionali e commerciali del nostro cinema.

NOTE DI REGIA:
Filmstudio, mon amour nasce dall’incontro con il cineclub Filmstudio in cui mi sono formato come cinefilo negli anni 2000. Armando Leone, mettendomi a disposizione l’intero archivio, mi ha dato la possibilità di intraprendere un viaggio in un cinema nascosto e sotterraneo che ha animato la città di Roma dagli anni ‘60 a oggi. Ho scoperto quindi l’esistenza della Cooperativa del cinema indipendente, del cinema femminista, del cinema d’artista, dei grandi sperimentatori come Alberto Grifi, dei primi cortometraggi dei grandi protagonisti del nostro cinema come Nanni Moretti – il cui esordio fu presentato proprio al Filmstudio nel ‘76. Questo documentario è diventato un vero e proprio viaggio alla scoperta di una realtà cinematografica che, altrimenti, non avrei mai potuto conoscere e di una Roma culturalmente fervida e appassionata, molto lontana dalla Roma che vivo oggi. Ho scelto di raccontare gli avvenimenti storici attraverso l’utilizzo di materiali di repertorio, spesso anche sconosciuti, soffermandomi sugli argomenti e sui personaggi che più mi hanno appassionato.